mercoledì 29 settembre 2021

Console Wars

 


C'era un tempo in cui le console erano rappresentate da Nintendo e Sega, dopo aver ottenuto ottimi risultati con cabinati e giochi elettromeccanici nelle sale giochi giapponesi le aziende decisero di tentare la strada delle console casalinghe e Nintendo, con il Famicon, conquistò il mercato al punto che decise di espandersi anche in America, patria dove i videogame erano nati. Il presidente Hiroshi Yamauchi, discendente del fondatore, affidò la direzione di Nintendo of America (NOA) al genero Minoru Arakawa, che da anni viveva e lavorava negli USA, ed il compito fu molto più duro di quanto si può pensare visto che era considerato un mercato morto e sepolto dopo il tracollo di Atari. Inutile dire che, grazie ad un marketing attento e ad un duro lavoro, contando su prodotti attrattivi riuscirono a riaccendere l'interesse per il mondo fatto di pixel all'interno delle cartucce ed essendo privi di vera concorrenza conquistarono ben presto il mercato con il Nes, come fu ribattezzato il Famicon. Altre aziende tentarono di sedersi a quella ricca tavola ma Nintendo lasciava loro solo le briciole, un risicato 5% da dividere fra tutti. In quel 5% c'era anche Sega. La società non riusciva a ritagliarsi un pezzo decente del mercato statunitense nemmeno con la console a 16 bit Mega Drive, ribattezzata Genensis per gli USA, nonostante fosse almeno sulla carta più potente del Nes ad 8. Ed è per rivitalizzare le vendite che Hayao Nakayama, presidente di Sega Enterprises, assume come nuovo amministratore delegato e CEO di Sega of America (SOA) Tom Kalinske, veterano dell'industria di giocattoli che per Mattel aveva già lavorato sui Masters of the Universe e rilanciato la linea di Barbie.
Il regista Blake J. Harris, specializzato in documentari, ricostruisce e racconta quella che è stata a tutti gli effetti una guerra fra le due aziende, Sega of America era piccola ma con Kalinske alla guida iniziò un'agguerrita campagna per contrastare lo strapotere del colosso Nintendo ridefinendo la propria immagine diversificandosi dalla concorrenza soprattutto nel target di riferimento. E questo fu possibile con l'arrivo di Sonic, all'inizio gli americani non avevano grandi aspettative ma non appena videro i filmati dimostrativi del gioco capirono cosa avevano fra le mani e con una campagna promozionale aggressiva e coraggiosa lo trasformarono in un autentico fenomeno dichiarando guerra a Nintendo. Pur concentrandosi maggiormente su Sega, e nello specifico su Kalinske, l'autore parla di entrambe le aziende utilizzando un linguaggio ed un ritmo degno, senza esagerare, di un thriller, tramite flashback ci racconta la nascita delle due aziende e tratta gli stati d'animo e reazioni dei dirigenti ad ogni colpo che le aziende si sferrano mantenendo un livello degno dei migliori romanzi. Harris ricostruisce gli eventi intervistando oltre duecento persone, fra cui ex dipendenti di entrambe le aziende, ed in caso di versioni discordanti, cosa inevitabile quando si coinvolge un così gran numero di persone su eventi a distanza di diversi anni, le confronta fra loro e sui fatti storici di pubblico dominio per trovare quella più veritiera.
Io di marketing non ne capisco nulla ma si vede la capacità di Sega of America di rinnovarsi ed approcciarsi con forza sul mercato ottenendo risultati anche con tattiche che ho trovato, personalmente, discutibili da un punto di vista etico che vengono accettati seguendo il motto “gli affari sono affari” tuttavia l'autore si limita a riportare i fatti senza dare nessun giudizio o schierarsi. Una delle politiche di Nintendo che ho trovato molto discutibile non era tanto quella di mettere ferrei paletti a collaboratori e rivenditori, approfittando della loro posizione di superiorità nelle transazioni, ma adducendo la scusa di non voler saturare il mercato non evadevano volutamente gli ordini per mantenere alta la richiesta.
E vediamo anche che il vero concorrente di Sega of America fosse Sega of Japan, le due aziende si comportavano quasi fossero rivali invece che un'unica compagnia ed i giapponesi si trovarono in più di un'occasione a bloccare od ostracizzare le iniziative dei colleghi americani. Una dimostrazione fu la discussione sull'aspetto di Sonic, in origine il porcospino più famoso del mondo aveva alcune differenze sostanziali, tipo una procace fidanzata umana e delle “accattivanti” zanne, lo staff di SOA capì immediatamente che in quel modo non poteva funzionare e ne propose delle modifiche che portò ad un vero scontro con SOJ, che erano estremamente soddisfatti del personaggio al punto di proporre di tenere entrambe le versioni per i rispettivi paesi dimostrando di non capire, o volerlo fare, l'importanza di un mercato internazionale. I giapponesi erano così concentrati su loro stessi da non voler ammettere di avere qualcosa da imparare dai colleghi americani che grazie a strategie innovative riuscirono ad ottenere risultati che SOJ non otteneva.
Oggi sappiamo come è andata a finire quella guerra ma è interessante vederne il dietro le quinte a distanza di anni, magari con un certo distacco, la dedizione che quelle persone mettevano nel loro lavoro.


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