Ogni appassionato sa
quanto fondamentali furono gli anni '80 per il fumetto statunitense,
con l'arrivo alla DC Comics di talentuosi scrittori europei, primo
dei quali fu Alan Moore, che seppero infondervi nuova linfa vitale
creando, grazie ad un differente bagaglio culturale, personaggi e
storie atipiche che tramite la grande distribuzione raggiunsero il
pubblico adulto riscuotendo grandissimo successo di vendite e
critica. Fra questi c'era lo scozzese Grant Morrison che appena
arrivato iniziò un lavoro su alcuni personaggi secondari definibile
solo come “sperimentale”, al classico supereroismo mischiava
elementi che andavano dal vero e proprio esoterismo al metatestuale
mostrando il suo estro creativo con uno stile narrativo mai lineare
e
con più di un livello di lettura.
Nel 1989 raggiunse uno
dei suoi picchi con “Arkham Asylum, una seria casa su un serio
suolo”, un horror psicologico in cui Batman affronta i suoi
avversari in un mondo d'incalzante follia nell'unico teatro
possibile: il Manicomio Criminale di Arkham.
Dennis
O'Neil lo creò nel 1974 ma a coglierne gli aspetti più oscuri
sarebbe stato Len Wein che ne definì le atmosfere gotiche e cupe
creando la tragica storia di Amedeus Arkham, ed è proprio a questa
che Morrison si è ispirato arricchendola di dettagli ancora più
inquietanti riempiendola di simbolismi culturali ed esoterici
unendoci una rilettura allucinata di “Alice nel paese delle
meraviglie”.
Nella notte del primo di
aprile i criminali rinchiusi ad Arkham prendendo in ostaggio il
personale ed alla polizia chiedono solo una cosa: Batman. Costretto a
consegnarsi entra nel manicomio trovando all'interno la
psicoterapeuta Ruth Adams ed il dottor Cavendish, l'amministratore,
che sentendo la responsabilità della salvaguardia di pazienti e
struttura decidono di restare.
Rinchiuso con i suoi
peggiori nemici l'Uomo Pipistrello è obbligato a partecipare ad una
letale versione del gioco di guardie e ladri, fino alla mezzanotte
dovrà semplicemente scappare e sopravvivere.
Fin qui sembra la
semplice contrapposizione fra nemici, il più semplice dei cliché
sfruttato milioni di volte, ma Morrison v'infonde svariati livelli di
lettura uno più complesso dell'altro di cui questo è solo il più
immediato.
Un'altra chiave di
lettura è vedere come l'autore sperimenti narrativamente per
approfondire la psicologia dell'eroe mettendone in dubbio non solo la
sanità mentale quanto il buon senso e la lucidità delle sue azioni,
come lui stesso confiderà al commissario Gordon prima di recarsi ad
Arkham. Il Joker vuole che il suo avversario, la sua nemesi, capisca
che non è meno folle di tutti loro che ha fatto rinchiudere fra
quelle mura e che la sua missione di lotta al crimine avrà la sola
ed inevitabile conclusione di portare anche lui, in un modo o
nell'altro, ad essere rinchiuso assieme a loro.
Oggi scherzare sul fatto
che Batman sia uno psicopatico è una cosa normale ma era la prima
volta che ci si approcciava al personaggio in quel modo, è vero che
qualche anno prima Miller l'aveva già messa in discussione ma in
quel caso sembrava più dovuto ad un'esasperazione dovuta al degenero
della situazione politica e sociale unita ad una certa dose di
fatalismo. Qui abbiamo un Batman molto diverso rispetto a quello cui
siamo abituati, ci tornerò più avanti su questo aspetto in modo più
approfondito per ora basti dire che nonostante ostenti la tipica
sicurezza del personaggio è in verità più vulnerabile ed instabile
al punto che perderà il controllo quando viene sottoposto al test
dell'associazione delle parole, ripensando alla morte dei genitori il
suo autocontrollo sarà minato al punto che avrà bisogno di
trafiggersi una mano con una scheggia di vetro per tornare lucido.
Morrison intreccia la
storia di Batman con quella di Amadeus Arkham che più di ottant'anni
prima, fin da bambino, si occupava della madre malata di mente nel
castello di famiglia, la donna è ossessionata da una presenza
malefica dalla forma di pipistrello che permane per tutto il volume e
sembra infestare l'edificio stesso.
Da adulto diventa psichiatra e
lavorando con persone gravemente disturbate matura l'idea di
trasformare il castello, ormai vuoto dopo il recente suicidio della
madre, in una struttura che possa aiutare e recuperare quelle anime
prive di controllo, come l'efferato pluriomicida Mad Dog. Sarà
proprio Mad Dog, scappato di prigione, ad uccidere sua moglie e la
loro bambina mutilandone orribilmente i corpi, con lo sgretolarsi del
suo mondo anche la sua sanità mentale inizia a vacillare rivelandosi
più fragile di quanto egli stesso credesse. Questo si ricollega
direttamente alla chiave di lettura più profonda ed intrigante della
graphic novel, che la follia sia addirittura un'entità VIVA capace
di contaminare e corrompere tutto ciò che tocca prendendo infine
forma nel castello stesso!
Uno dei simbolismi della graphic novel |
Sopra
ho citato “Alice nel paese delle meraviglie”, questo compone
un'altra chiave di lettura della graphic novel portandoci in un mondo
onirico simile per certi versi a quello di Alice,a differenza della
bambina del romanzo di Carroll Batman si dovrà muovere in un sogno
di follia, la stessa follia che lo accomuna ai suoi nemici.
Questa
oniricità è favorita da una ricchezza di simbolismi
esoterici/religiosi, psicologici e culturali come il sale
misteriosamente sparso fuori dal manicomio, che come è noto ha la
proprietà di scacciare il maligno, o l'Entità Pipistrello che
ricorre in continuazione e che sembra possedere il castello apparendo
anche nelle macchie di Rorschach o i continui riferimenti ai
Tarocchi. Persino il giorno in cui si svolgono gli eventi non è
lasciato al caso, il primo di aprile è il giorno in cui la famiglia
di Arkham viene massacrata ma richiama anche il simbolismo del
“pesce” riferito sia al segno zodiacale sia all'ermafroditismo di
alcune specie, come il pesce pagliaccio.
Dave
McKean crea un'atmosfera onirica e distorta utilizzando tecniche che
vanno dal disegno, alla pittura e la composizione grafica unendo il
tutto ad un'impostazione della tavola mai regolare e con sensi di
lettura che si susseguono dal verticale all'orizzontale che si può
considerare azzardata e di forte impatto ancora oggi, a trent'anni
dalla prima pubblicazione, quando ormai si pensa di aver visto ogni
tipo d'impostazione o griglia di vignette.
L'inquietante Joker di McKean |
Ogni
personaggio rappresenta fobie, patologie e alcuni aspetti della
psichiatria al punto di essere modificato caratterialmente e
fisicamente, alcuni anche in modo radicale, che li trasforma più in
delle figure disgraziate e quasi disturbanti come ci si aspetterebbe
di trovare in un vero manicomio mettendo ogni altro aspetto in
secondo piano. Il Cappellaio Matto appare per poco ma è forse la
scena più allucinata della graphic novel, viene sovrapposto al
personaggio letterario cui s'ispira e a Carrol stesso mostrando le
tendenze pedofile dello scrittore, Clayface invece di essere
l'energumeno cui siamo abituati è una creatura emaciata e repellente
ed il Joker è dipinto come affetto da una patologia che lo spinge a
ricreasi cambiando comportamento e follie trasformandosi di volta in
volta da un simpatico malandrino ad uno spietato ed efferato
psicopatico.
Clayface |
Il Batman di Arkham Asylum |
Tornando sul personaggio come dicevo più o meno a metà dell'articolo, appare più che mai disturbato ed affetto da psicosi. Sempre disegnato di spalle o in controluce al punto da sembrare formato da ombre viventi,
La perfetta sinergia dei
testi di Morrison e le illustrazioni di Mac Kean rendono“Arkham
Asylum, una seria casa su un serio suolo” un prodotto innovativo ed
una delle storie di Batman più originali ed adulte, proprio perché
rivolto a questo tipo di pubblico la DC non censurò le frecciate su
Robin del Joker che potevano anche rifarsi all'assassinio di Jason
Todd sebbene durante la lavorazione della graphic novel non era
ancora noto quale sarebbe stata la decisione presa dai lettori sul
suo destino.
Purtroppo
i grandi pregi sono anche i difetti. L'immagine disturbante dei
personaggi può non essere apprezzata da tutti, soprattutto vedere un
eroe evidentemente fragile e vulnerabile emotivamente. Inoltre non è
una lettura facile, oggi come allora è lontana dagli standard delle
storie di Batman sotto ogni punto di vista e proprio per questo non
mi sentirei mai di consigliarla a chi si è avvicinato al personaggio
recentemente, magari tramite gli ultimi film o videogiochi dove
appare il Cavaliere Oscuro, ma solo a lettori più “scafati” e
smaliziati già in possesso di una certa “cultura batmaniana”.
Questa
graphic novel è stata la più venduta della DC Comics per moltissimo
tempo ed ancora oggi viene ristampata ciclicamente, nel nostro paese
è stata pubblicata da Play Press, Planeta De Agostini e la RW Lion.
La prima pubblicò un'edizione brossurata molto semplice, tipica
della casa editrice, le altre due invece pubblicarono quella del 2004
realizzata in occasione del quindicesimo anno di pubblicazione, un
cartonato di grande formato che conteneva anche la sceneggiatura con
note a margine ed osservazioni realizzate appositamente da Morrison
per quell'edizione celebrativa.
L'edizione
comprende anche alcuni storyboard di prova realizzati da Morrison in
cui appariva anche Robin, qui vestito con un trench, che doveva
indagare sulla storia della famiglia Arkham ma poi tolto sia perché
ancora non sapevano se sarebbe stato ucciso dai lettori sia perché
al tempo era il portatore del colore nella vita di Batman e in questa
storia era totalmente fuori posto... oltre al fatto che Mac Kean non
voleva disegnarlo.
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