lunedì 11 novembre 2019

Anime University



La realtà è noiosa. È un dato di fatto. Per questo c'intratteniamo con serie animate, film e serie tv di ogni tipo, per potercela scrollare di dosso e volare a bordo di un robot gigante oppure vivere epiche avventure nello spazio con combattimenti fra navi stellari o ancora brandire la spada laser di un Jedi.
Ma poniamo, per caso, che si possano verificare nella realtà. Sarebbe bello vero? O forse no? Lo studioso giapponese Rikao Yanagita, forte della sua preparazione scientifica che gli ha valso il posto di docente all'Istituto IGS di Tokyo, applica i reali principi fisici
a tipiche scene da anime, e non solo, con effetti antiestetici e spesso disastrosi per i protagonisti ma innegabilmente esilaranti per chi osserva. Perché la realtà è noiosa, vero, ma non sempre. E quando si mette di mezzo la scienza è anche divertente.
Estrapolando da articoli e serie i dati tecnici ufficiali necessari per calcolare le forze in gioco ci si rende conto di quanto siano tragiche le condizioni dei personaggi che abbiamo sempre invidiato e sognato di essere, prendiamo i robot giganti, il genere più caratteristico dell'animazione nipponica e mio preferito. I piloti devono reggere tremendi sollecitazioni dovuti al semplice camminare dei loro giganti d'acciaio e non hanno nessuna cintura di sicurezza che eviti loro di essere sbalzati fuori dagli abitacoli a svariate centinaia di chilometri orari quando si gettano contro i nemici o vengano colpiti, e possiamo dimenticarci le bellissime scene in cui piombano volando verso il nemico vista la totale assenza di aerodinamicità di un corpo antropomorfo che darebbe una mobilità scarsissima.
Cedimenti strutturali dovuti agli sbalzi termici
E quelli componibili? Sono addirittura peggio. I tempi di agganciamento sarebbero estremamente lunghi a causa della difficoltà e della complessità delle manovre, servirebbero grandi spazi per compierle e condizioni ideali che non si possono verificare in battaglia. Il peggior difetto sarebbe però il cedimento strutturale dovuto agli sbalzi termici, sappiamo tutti benissimo che il punto di agganciamento fra i veicoli coincide con la posizione dei reattori ed anche ammesso che siano di una lega capace di resistere alle elevate temperature il metallo si comprimerebbe via via che si raffredda.
L'autore si diverte ad esaminare e confrontare vari tipi di energie, come la famosa Energia Fotonica di Mazinga Z e la più “convenzionale” atomica che alimenta il piccolo Atom, noto come Astroboy in occidente, mettendole sul piatto ne verifica la funzionalità e l'utilità. Per quella Fotonica procede con l'ipotesi, spiegando per quale motivo fa quella scelta, che sia assimilabile ad uno spettro luminoso ed avrebbe una portanza talmente irrisoria che sarebbero necessari ben SEICENTOQUARANTA Mazinga per spingere un treno di appena dieci vagoni. Alla faccia delle nuove energie super efficaci e non inquinanti. Ed Atom? Ecco, lui sicuramente apparirebbe molto meno tenero se avesse la forma adeguata a contenere una schermatura per le radiazioni indispensabile a non devastare la salute degli umani che ha intorno.
Restando in tema Mazinga Z Yanagita si concentra sui pugni a razzo, i suoi preferiti, divertendosi a studiare anche un metodo per renderli effettivamente realizzabili trovando una soluzione di possibile attuazione ma non priva di controindicazioni abbastanza esilaranti...
La scena sembra equivoca ma c'è una ragione ben precisa. 
Le saghe spaziali. Se si applica la fisica queste perdono tutta la loro drammaticità ed epicità.
In un combattimento fra navicelle andare in contro al nemico ed abbatterlo significa spargere detriti che avrebbero una velocità pari a quella del velivolo più quella dell'esplosione trasformandoli in schegge letali che investirebbero anche l'eroico protagonista, alla luce di questo il modo migliore sarebbe montare i cannoncini sul retro del proprio caccia spaziale e sparare quando si oltrepassa il nemico per SCAPPARE A TUTTA VELOCITA'! Non è molto eroico.
Ovviamente la fantascienza la fa da padrona ma l'autore non dimentica altre serie che pur non rientrando in questo genere non ne hanno niente da invidiare, come descrivereste una serie dove una ragazza riesce a realizzare 120 consegne a domicilio la notte di capodanno ENTRO la mezzanotte percorrendo in sei ore ben 60 chilometri A PIEDI con due contenitori che pesano circa 15 Kg l'uno? O dove un ragazzino che cade dalla cima di un palazzo atterra in piedi rimanendo con le gambe un po' tremule e la sua compagna riesce a tranciare, con i dentini, le corde con le quali è tenuta legata.
Provate ad indovinare di quali serie animate si trattano, potreste restare sorpresi.
La famosa altalena
Questo spassoso libro fu pubblicato dalla Kappa Edizioni nel 2007 e merita ogni centesimo dei 15,00 € del prezzo di copertina, lo leggerete con piene e grasse risate grazie anche ai disegni che accompagnano gli interventi ed il linguaggio, pur non mancando di tecnicismi e calcoli di fisica è fruibile da chiunque e senza bisogno di particolari conoscenze tecniche, anche da chi ha con i numeri un rapporto... conflittuale, come il sottoscritto, non avrà problemi nel seguire i vari passaggi.
E fra i vari quesiti che si pone l'autore vi è quello per eccellenza, che ha accompagnato tutti noi fan di vecchia data: quanto è alta l'altalena di Heidi nella sigla?

3 commenti:

  1. Articolo davvero interessante, non conoscevo questo libro. Grazie del consiglio, mi metto in caccia! :D

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    1. Mi fa piacere, spero che troverai altri titoli che possano piacerti sul blog :D

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  2. Libro consigliatissimo. Mi è venuta voglia di rileggerlo XD.

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