mercoledì 5 febbraio 2020

Baoh


Pubblicato nel 1984 su Shonen Jump della Shuesiha “Baoh” non è solo il primo fumetto di Araki serializzato con regolarità ma anche quello che l'ha reso noto al pubblico, la storia era originale ed innovativa essendo uno dei primi manga in cui viene usata la paura della manipolazione genetica e della bioingegneria, parole che al tempo stavano diventando più note. Ispirandosi, se pur in forma blanda, al genere del Body Horror che stava nascendo in quegli anni grazie a registi come David Cronenberg ora la armi erano vive e fatte di carne.
Il baoh
Hikuro e Sumire
L'organizzazione criminale Dres effettua ricerche ed esperimenti di vario tipo, dai sensitivi ad armi biologiche utilizzando cavie animali ed umane tutto si svolge nella più assoluta segretezza. Fra questi esperimenti spicca il Baoh, un parassita vermiforme in grado di fornire capacità combattive all'ospite
quando è in pericolo di vita. Come nel più classico dei casi la cavia umana, il diciassettenne Yukuro Hashizawa, riesce a fuggire assieme ad una sensitiva di nove anni di nome Sumire e l'organizzazione inizia a cacciarli per eliminarli e coprire le loro tracce. La storia è un classico shonen in cui Hikuro e Sumire affrontano combattimenti contro sicari e nemici con una certa attenzione allo splatter, e fin qui non c'era un
granché d'innovativo visto che teste mozzate e sangue era un po' il segno di distinzione di quegli anni per manga ed anime.
Un po' di sano splatter
Il vero colpo di genio era come si attivavano i poteri del protagonista.
Araki mette tutto sul piano scientifico dando una spiegazione ben precisa per quanto fantasiosa, quando l'ospite è in pericolo di vita ed aumenta l'adrenalina il parassita ne prende il controllo aumentandone le prestazioni fisiche spegnendone i sensi e rimanendo cosciente sul mondo esterno solo attraverso un sensore sulla fronte. Le armi sono tutte prodotte dal corpo sfruttando reazioni
Baoh in tutto il suo
splendore
fisiologiche e chimiche, per esempio i capelli possono essere induriti e sparati contro il nemico come dardi che prendono fuoco una volta che vi si sono conficcati e le caratteristiche lame sugli avambracci, vero segno distintivo di Baoh, sono create dal processo d'indurimento dell'epidermide che la metamorfosi rende più spessa e resistente.

Walken
Lo stile è già riconoscibile con quello delle prime due serie di “Jojo”, seppure avrà modo di maturare un po' si notano già degli elementi caratteristici del
Maestro come le pose stravaganti, anche se ben lontane dalle odierne Jojopose, e personaggi grotteschi come nemici.
“Baoh” è stato uno dei primi manga pubblicati dalla Viz Comics in America negli anni '90 e di conseguenza in Italia da Granata Press, che spesso acquisiva i diritti da loro per i fumetti, editandolo ad episodi su Zero dal numero due al tredici, nonostante fosse messo in ombra da “Ken il Guerriero”, contro il quale al tempo nessuno aveva possibilità, e da “Xenon”, disegnato con uno stile più gradevole, riuscì ad ottenere un certo successo ed affezionati lettori.
La Star Comics lo ripubblicò in tre numeri su Action, la collana che ospitava mensilmente le avventure generazionali di “Jojo”, con il senso di lettura originale nel 2001 ed ora, dopo quasi vent'anni, lo ripropongono alle nuove generazioni di lettori in un unico volume della serie “Il Bizzarro universo di Hirohiko Araki” in un formato più grande con nuove traduzioni, onomatopee non adattate e con un intervento dell'autore che racconta dettagli e ricordi legati alla realizzazione.

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