Quando si va in libreria può capitare d'imbattersi in qualcosa d'interessante ma che di solito non fa parte della proprie letture abituali, ecco “Giappone Abbandonato” l'ho trovato in questo modo.
In giapponese Haikyu significa “rovina” ma è anche diventato il termine con cui nel paese viene definita la pratica dell'esplorazione di costruzioni abbandonate, non si tratta di luoghi in cui si sono verificate delitti o disgrazie, come ad esempio un terremoto, bensì di quelli che sono stati abbandonati soprattutto nel periodo che va dopo la seconda guerra mondiale fino allo scoppio della bolla economica degli anni 90 con un progressivo svuotarsi delle zone rurali, che comprendono la maggior parte della superficie della nazione.
Si tratta di una vera e propria esplorazione del passato, delle storie di questi luoghi in cui ancora giacciono gli oggetti di uso quotidiano lasciati dagli antichi abitanti, la pratica si basa solo sull'esplorazione e per evitare sciacallaggi le posizioni delle location non sono mai rivelate al di fuori dei gruppi di persone che si conoscono bene fra di loro oppure vengono ricavate dallo studio dei paesaggi dalle foto con un paziente e lungo lavoro.
Residente in Giappone da molto tempo il fotografo Jordy Meow documenta le sue esplorazioni attraverso suggestive foto accompagnate da una breve storia del luogo, quello che si trova all'interno e sensazioni personali.
I posti riportati da Meow vanno da villaggi, ospedali, scuole e perfino love hotel e luna park, di questi l'autore ci mostra parchi a tema che vanno da una ricostruzione del far west, con una riproduzione del monte Rushmore, a quella della Cina fino ad arrivare al Nara Dreamland, uno storico parco costruito nel 1961 impostato come Disneyland e che riprende alcuni temi delle favole rese famose dai film animati. L'autore viene affascinato dalle montagne russe, struttura completamente in legno scricchiolante su cui si arrampica per catturare panoramiche mozzafiato che dal vivo devono esserlo state ancora di più.
Non mancano strutture di una grande città come Tokiyo, anche se non abbandonate nel senso classico del termine. Una di queste è la Nakagin Capsule Tower, visionario condominio costruito con una serie di capsule prefabbricate, che ne formavano le abitazioni, e poi assemblate nel corpo principale del palazzo per poter essere all'occorrenza staccate e riposizionate. Purtroppo l'idea, fighissima sulla carta, nella realtà si rivelò poco pratica essendo impossibile smontare una delle capsule senza togliere quelle sopra e la presenza dell'amianto portò la torre ad essere progressivamente abbandonata. Alcuni architetti ed artisti hanno acquistato delle capsule, ci vivono e ne curano la manutenzione per evitare che venga demolito.
In un libro del genere non poteva mancare la famosa isola Gukanjima a cui è dedicata un'ampia sezione, intorno allo stabilimento per l'estrazione del carbone sorse una vera città che nel 1959 raggiunse più di cinquemila abitanti per poi essere abbandonata negli anni '70. Per lungo tempo è stata dimenticata fino al 2000 in cui è stata riscoperta diventando protagonista di scatti fotografici, video musicali ed anche d'ispirazione per alcuni film. Il fotografo la percorre per intero mostrandoci la scuola e soprattutto gli edifici in cui vivevano gli operai e le loro famiglie, un luogo che era brulicante di vita od ogni ora del giorno e della notte.
Se vi state chiedendo se queste visite sono autorizzate... bè, la risposta è non sempre.
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