mercoledì 9 ottobre 2024

L'uomo immaginario

 


Al Ewing è un affermato sceneggiatore di fumetti, nel 2018 rilanciò il Golia Verde con la testata “Immortal Hulk” ma si è occupato anche di altri personaggi come gli Avengers e i Guardiani della Galassia, si è dedicato ovviamente anche alla prosa e “L'uomo immaginario”, pubblicato nel 2013, è il suo primo romanzo ad arrivare nel nostro paese.

In questo mondo i personaggi di film e serie televisive non sono attori ma persone create geneticamente specificatamente per interpretare quel personaggio, non solo fisicamente ma anche caratterialmente e psicologicamente che sia un adattamento di un libro, un fumetto oppure una creazione originale. Sono chiamati Immaginari, ed in caso di proprietà intellettuali i cui diritti sono decaduti ne possono esistere diverse incarnazioni, le case di produzione possono crearne proprie versioni mantenendo alcune differenze in modo che venga rispettato il copyright. Tenuti sotto regolare contratto vengono poi lasciati liberi di vivere le loro vite una volta che questi scadono o i progetti per cui erano creati fallivano, con qualche problema d'integrazione. A Los Angeles gli Immaginari sono una vera comunità, una minoranza non sempre visti di buon occhio dai cittadini alcuni dei quali si definiscono Realisti che non li considerano veri esseri viventi anche per il fatto che non invecchiano, almeno all'apparenza. Questo porta ad una serie di considerazioni sul significato di umanità ed identità che richiamano il lavoro di Dick, le analogie sono evidenti ma è principalmente una marcata parodia del mercato cinematografico hollywoodiano, come gli attori vengano sfruttati dalle case di produzione fino a quando non ne hanno più bisogno, come solo una piccola parte di loro riescano a diventare famosi e lo sfruttamento all'inverosimile delle proprietà intellettuali di cui le varie versioni di Sherlock Holmes ne sono un ottimo esempio.

Non a caso il protagonista è Niles Golan, scrittore di thriller con un'altissima considerazione di se e del proprio lavoro, senza riuscire a celare troppo, neanche con se stesso, la sua avversione per gli Immaginari nonostante li frequenti abitualmente. È il classico esempio dell'aspirante scrittore per il cinema che pensa di sovvertire il sistema con la sua sola presenza ed invece ne è completamente asservito, è insicuro e si fa molti viaggi mentali in cui si costruisce scenari in cui risulta vincente. Frequenta gli Immaginari per sentirsi comunque migliore di loro, il suo sogno è di partecipare alla creazione di uno di essi per potersi sentire appagato dall'aver “creato” una vita.

La parodia è cinica e amara, d'altronde Ewing è inglese, e comprende il modo in cui fan e creativi vedano le varie opere con occhi molto diversi e ciò che alcuni considerano un capolavoro per altri è qualcosa di mediocre.

“L'uomo immaginario” non è ambientato in un lontano futuro ma nel 2013, a parte la creazione degli Immaginari la tecnologia non è particolarmente avanzata ma si può dire che l'autore è stato, per certi versi, profetico, oggi le Intelligenze Artificiali sono molto all'avanguardia e fra qualche anno potrebbero essere impiegate proprio per creare personaggi ideali senza bisogno di attori.

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