In apparenza “Die” è un dark fantasy ispirato ai classici giochi di ruolo, i protagonisti sono trasportati in un altro mondo vivendo le avventure dei personaggi che interpretano da adolescenti e vi ritornano da adulti ventisette anno dopo, profondamente cambiati dall'esperienza che ne ha segnato in qualche modo le vite. Ma questa non rappresenta nemmeno la sua interpretazione più semplice e superficiale, “Die” è un viaggio ricco di riferimenti, simbolismi, metanarrativa e molto altro. Il primo simbolismo è nel titolo stesso, “die” può anche significare “dado” ed è il nome del mondo in cui si ritrovano i protagonisti che ha appunto la forma di un dado a venti facce, il D20, che è il simbolo per eccellenza dei giochi di ruolo.
L'avventura sta per cominciare |
Kieron Gillen, scrittore britannico che ha lavorato con Marvel ed altre case editrici americane, arriva a costruire non solo l'ambientazione ma anche il sistema di gioco stabilendone meccaniche e regole per replicarle nella storia. Essere appassionati di GDR o Fantasy non è indispensabile per apprezzarlo ma consente di comprendere al meglio le citazioni, i percorsi dei personaggi e tante altre sfumature della scrittura.
L'autore prende le classiche “classi” tipiche dei GDR e le trasforma associandole ognuna ad uno specifico dei dadi utilizzati per Dungeons & Dragons seguendo logica e simbolismi frutto di un'attenta ricerca, per esempio la rivisitazione del chierico è associata al D12 ed invece di pregare le divinità per compiere le magie può contrarre con esse crediti o debiti in un modo in cui la fede non ha molto a che vedere. Le altre interpretazioni sono altrettanto interessanti che rinnovano senza snaturare il materiale originale, la Neo è un'interessante versione tecnologico/cyberpunk del ladro, apparentemente fuori contesto per utilizzare le abilità più avanzate ha bisogno di un certo tipo di oro che però svanisce ad ogni nuova alba e quindi non può essere accumulato.
I sei personaggi sono compagni in questa folle avventura ma non propriamente amici, fin dal primo
E continua dopo ventisette anni |
I disegni di Stephanie Hans si possono definire solo meravigliosi, la disegnatrice utilizza stili narrativi e di disegno differenti a seconda che gli eventi si svolgano nel nostro mondo con colori più freddi mentre su Die diventano brillanti e vivi ed anche in questo caso non mancano citazioni letterarie e cinematografiche rese in modo epico dall'intensità dei disegni pittorici.
Ogni faccia di Die è un mondo, o un'ambientazione se preferite, differente fra cui ovviamente ci si può muovere più o meno liberamente, l'autore non ce li mostra tutti ma li ha comunque crearti per l'ambientazione del gioco ispirato al fumetto. Al loro ritorno i protagonisti si ritrovano in un mondo impegnato in una guerra di trincea con soldati molto giovani in plotoni di quattro elementi che affrontano draghi metallici, Ash si sofferma a parlare con l'unico sopravvissuto di uno di questi plotoni che conforta un compagno morente che l'ha salvato nonostante fosse ferito per poi trovarsi di fronte la personificazione di quel luogo, un master locale che lo presiede e di cui è facile intuirne l'identità. Altri incroceranno la loro strada, uno in particolare potrebbe sorprendervi facendovi venire voglia di approfondirne la conoscenza. Gillen gioca con le informazioni storiche su questi personaggi in una sorta di metanarrativa sulla nascita del fantasy moderno e dei giochi di ruolo.E potrei andare avanti ancora per molto.
In America “Die” è pubblicato dalla Image Comics, in Italia dalla Panini che raccoglie l'intera saga in quattro volumi cartonati comprensivi delle appendici contenuti negli albi originali con articoli di Gillen sul processo creativo e la realizzazione del gioco di ruolo che era in fase di gametest, di Hans ed altri professionisti legati al mondo dei giochi in generale.
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