mercoledì 12 ottobre 2022

Fantastici Quattro Full Circle

 


Un intruso riesce ad eludere i sistemi di sicurezza del Baxter Building nel cuore della notte sorprendendo i Fantastici Quattro ed attaccandoli con strane creature che Reed identifica come originarie della Zona Negativa, equipaggiatosi con nuove tute, che per Ben significano i classici pantaloncini, il gruppo parte per indagare su una possibile breccia fra le dimensioni e sull'identità del misterioso nemico.
Quando la Marvel chiuse la testata nel 2015 Alex Ross propose il suo progetto per un rilancio in cui
I Fantastici Quattro entrano in azione
riprendeva l'aspetto più classico del gruppo, come sappiamo il compito di riportare nelle fumetterie la prima famiglia della Casa delle Idee è toccato a Dan Slott nel 2018 e l'idea di Ross è diventata questo volume autoconclusivo. Scritto e disegnato da lui ed affiancato ai colori da Josh Johnson si ricollega alla gestione di Lee e Kirby, soprattutto lo storico “Questo Uomo... Questo mostro” in cui uno scienziato ruba l'aspetto ed i poteri della Cosa per poter distruggere Reed Richards finendo per sacrificarsi salvandogli la vita una volta compreso il suo errore.
Quello dell'autore non è un semplice omaggio ma un vero atto d'amore verso le storie degli anni '60, un po' ingenue ma molto fantasiose, ed utilizza anche un approccio artistico un po' diverso rispetto a quello cui siamo abituati. I disegni e la colorazione sono meno realistici del solito e più classici per un fumetto ma sempre ricchi di dettagli, la “zona di distorsione” per l'accesso alla Zona Negativa che Kirby
Strani incontri nella
Zona Negativa
realizzava con dei collage per creare un effetto particolare qui è resa con dei meravigliosi disegni che ne ricreano l'atmosfera fantascientifica.
Il problema però è che non aggiunge niente di niente alla storia del Quartetto anche se è bellissimo da vedere, il rifarsi in modo così diretto al loro periodo più classico potrebbe non attirare nuovi lettori soprattutto se non ne hanno una certa conoscenza e mancano di quel rispetto, se vogliamo chiamarlo così, per l'ingenuità di quei tempi.
In chiusura, una piccola considerazione personale. Mi è capitato qualche volta di vedere definito Alex Ross “disegnatore fotografico” come se fosse un insulto, come se nelle scuole d'arte il disegno dal vero non fosse un insegnamento basilare. Uno studio accurato di pieghe dei vestiti, ombre e giochi di luce sono indispensabili per ottenere il tipo di effetti a cui ci ha abituato e questo studio è possibile grazie a foto e reference. Verrebbe quasi voglia di mettere “Full Circle” in mano a chi lo criticava, magari sminuendone la bravura, e vedere come reagiscono.

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