mercoledì 1 giugno 2022

Cari Mostri

 


Pubblicata da Feltrinelli nel 2015 quest'antologia di Stefano Benni contiene racconti a tema horror che vanno dalla tipologia molto classica, con tanto di colpo di scena finale, fino a toccare il grottesco o la comicità vera e propria.
“Numeri” e “Verso casa”, narrate in prima persona, sono un esempio dei racconti in stile “Ai confini della realtà”, nella prima il protagonista scopre, con frustrazione crescente, che ogni suo numero identificativo come pin, documenti e codici bancomat non risulta attivo e gli operatori telefonici gli ripetono come una cantilena che non possono dargli informazioni più specifiche e viste alcune delle voci dei menù, che danno una spruzzata di comicità, credo che Benni abbia avuto l'ispirazione proprio durante il tentativo di contattarne uno. Nella seconda un uomo racconta il suo calvario nel tentativo di raggiungere casa durante una breve passeggiata in una serata nebbiosa, descrive il paesaggio delle case con alberi e segnali che scandiscono la distanza dalla sua abitazione con qualche digressione sull'alterazione delle percezioni a causa della nebbia e sentiamo la sua angoscia mentre leggiamo dei suoi tentativi di raggiungere quel rifugio così anelato.
Una delle tre storie che mi hanno maggiormente colpito è “Hansel@Gretel.com”, una versione grottesca della celebre fiaba in cui i protagonisti sono dei bambini grassi, svogliati ed egoisti con una certa indole filonazista che assillano il padre tagliaboschi con richieste di comprare oggetti tecnologici all'ultima moda, esasperato e senza più niente da mangiare, a causa della voracità dei pargoli, li abbandona nel bosco. Ovviamente s'imbattono nella strega, un'ottantenne estremamente rifatta con una casa non di dolci ma piena di cellulari, televisori e consolle di ultima generazione, che anche se non intende mangiarli ha in serbo per loro dei piani molto particolari e non meno crudeli il tutto mentre viene raccontato con dialoghi e descrizioni surreali ed a tratti decisamente buffi.
La storia più lunga del volume, ed un altro dei racconti che mi è piaciuto di più, è “L'ispettore Mitch”, un gatto che indaga sulla morte del suo mentore Ramses in una versione animale dei noir e dei polizieschi, fra depistaggi e colpi di scena l'orrore è visto dalla prospettiva dei randagi che trovano i propri amici e conoscenti decapitati e seviziati nonostante il linguaggio leggero usato dall'autore. La terza s'intitola “Sonia e Sara” con protagoniste due ragazzine appena adolescenti, fra i dodici e i quindici anni, che cercano disperatamente di ottenere uno dei pochi biglietti rimasti per il concerto della loro boyband preferita, i Plastic Boy, che venerano in un modo quasi religioso e sono disposte a fare tutto, anche un vero sacrificio a queste divinità cui hanno offerto il loro amore incondizionato. In totale contrasto alla pesantezza della storia Benni utilizza un modo leggero per le descrizioni, le ragazze le definisce gnomette per esaltarne la giovane età.
L'antologia è ricca di racconti di varia lunghezza e generi presentando mostri di vario tipo, magie sciamane, fantasmi e una ricostruzione sulla morte di due personaggi realmente esistiti, uno dei più importanti artisti del ventesimo secolo ed uno scrittore classico del 800, arricchiti di qualche dettaglio esoterico passando da mistero, horror, ironia e comicità. C'è da dire che le storie sono caratterizzate da un aspetto molto classico del horror in cui è l'umano il vero mostro, che sia un ricco potente o un poveraccio, e sono da godere senza farsi troppi problemi anche se non l'ho ritenuto all'altezza di altre antologie dell'autore di cui vi ho già parlato in passato come ad esempio “La grammatica di Dio”.

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