mercoledì 16 giugno 2021

Il nostro agente all'Avana

 


Graham Greene è stato uno scrittore molto prolifico sia come romanziere che drammaturgo e saggista, è stato particolarmente attivo negli anni '30 del ventesimo secolo e grazie anche alla sua esperienza di agente del servizio segreto inglese si è concentrato nel genere spionistico. Nonostante il genere non mi abbia mai attirato più di tanto questo suo titolo, pubblicato nel 1958, mi è piaciuto grazie all'atmosfera da commedia nera in cui l'autore esce dallo stereotipo del tempo. Invece di un agente segreto dinamico e forte abbiamo come protagonista James Wormold, quarantacinquenne divorziato che conduce una vita mediocre all'Avana come venditore di aspirapolvere, lasciato dalla moglie per via della sua volontà debole è alla totale mercé della figlia diciassettenne Milly, fervente cristiana ma anche materialista, esigente e viziata che riesce a far cedere il padre su ogni suo dispendioso capriccio. Convinto, in modo del tutto arbitrario, che la sua posizione gli permetta accesso agli alti livelli della società locale l'agente dei servizi segreti inglesi Hawthorne lo recluta per riferire sulla situazione a Cuba, era in corso l'insurrezione dei ribelli ed in piena Guerra Fredda era necessario conoscere la situazione di quella piccola isola vicina alle coste degli Stati Uniti. La situazione politica del tempo di Cuba a noi lettori odierni sembrerà distante essendo un periodo storico che non abbiamo vissuto direttamente ma non è fondamentale per apprezzare il libro, infatti fa solo di sfondo alla vicenda del protagonista.
Wormold non è intenzionato ad accettare ma si lascia trasportare in questa avventura per la sua mancanza di volontà da Hawthorne, che non ascolta i suoi deboli rifiuti tanto è convinto di aver trovato la persona ideale, ed i soldi che riceve sono indispensabili per assecondare le continue richieste della figlia. Quindi si ritrova ad inviare rapporti fasulli, a volte semplici notizie apprese dai giornali della città, e note spese per pagare agenti inventati basati in alcuni casi su persone che ha incontrato e di cui, con l'anima di romanziere, si ritrova a dare una vita ed una caratterizzazione via via che il suo gioco va avanti.
A Londra sono estremamente felici del suo lavoro, il capo stesso dell'agenzia lo elogia come patriota e professionista dello spionaggio senza averlo nemmeno mai visto durante una conversazione con Hawthorn decisamente assurda che sfocia nel nonsense dall'umorismo tipicamente inglese. Felici dei risultati decidono di investire su di lui assegnandoli una segretaria di nome Beatrice, per gestire al meglio la rete d'informatori, ed un radio operatore per inviare direttamente le informazioni più importanti. Fortunatamente per lui non parlano lo spagnolo e nonostante le preoccupazioni è in grado di tenere in piedi la sua messa in scena, purtroppo non sarà solo il suo paese a riconoscerne le abilità e cadrà nel mirino del controspionaggio di altre nazioni e del capitano Segura della polizia dell'Avana soprannominato l'Avvoltoio Rosso per la sua indole sanguinaria. Fra inseguimenti, attentati, fughe, dialoghi e situazioni surreali con ballerine nude e professori si rende conto che tutta la situazione non è assolutamente un gioco ma anche i suoi pericoli mortali strappano un sorriso tanto sono assurdi.
Greene prende in giro il mondo dei servizi segreti trasformando il genere spionistico in una commedia nera al limite dell'assurdo, critica in modo allegro ma veritiero la leggerezza con cui informazioni potenzialmente fondamentali non vengano verificate o controllate e su come vengano reclutati gli agenti. Dissacra la figura di spia invincibile propinato da romanzi e film dell'epoca scegliendo per protagonista un uomo all'opposto di quello stereotipo, del tutto privo delle capacità per svolgere questo incarico sotto ogni punto di vista.

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