mercoledì 28 aprile 2021

Uomini in rosso

 


Nella serie classica di “Star Trek” le principali vittime delle spedizioni di Kirk e soci erano comparse che indossavano le divise rosse del reparto operativo, ingegneri e componenti della squadra di sicurezza, dando vita al termine “redshirt” per indicare proprio questi personaggi usa e getta destinati a morire subito dopo essere introdotti. Nel corso degli anni questa figura si è un po' raffinata, sebbene alcuni “fortunati” godano di un minimo di caratterizzazione, come un background più definito, arrivando ad apparire qualche volta prima di essere condannati il nomignolo è rimasto nell'immaginario. John Scalzi, già uno degli sceneggiatori della serie “Stargate Universe”, li rende nel 2012 i personaggi principali di questa storia raccontando dal loro punto di vista missioni e vita a bordo dell'astronave.
Appena uscito dall'accademia dell'Unione Universale il guardiamarina Andrew Dahl riesce farsi assegnare alla Intrepid, fiore all'occhiello della flotta, assieme al suo amico James “Jimmy” Henson, erede di un fortunato impero industriale, stringendo amicizia con Finn, Hester e Maia Duvall, anche loro novellini destinati all'Intrepid. Iniziato il suo incarico nel laboratorio di xenobiologia si accorge di qualcosa di strano, i membri di livello più basso dell'equipaggio, marinai e guardiamarina come lui, cercano di evitare in ogni modo gli ufficiali di plancia e soprattutto di essere reclutati per le missioni di sbarco. E non hanno tutti i torti, durante queste missioni inevitabilmente muore qualcuno di loro lasciando indenni, o quasi, gli ufficiali. Andrew scopre che l'equipaggio è giunto alla convinzione che esita un “coefficiente di morte” legato a quattro degli ufficiali di plancia, ciò ovviamente genera screzi fra di loro portandoli sull'orlo di vere e propri crolli emotivi nel tentativo di evitare le assegnazioni, restare vicini all'ufficiale che ha già raggiunto la sua “quota” o anche cercare di uccidere i propri compagni per salvare la pelle.
Quindi si può immaginare che aria si respiri a bordo.
Si può pensare che sia tutto incentrato sui tentativi dell'equipaggio di restare vivi ma è così solo in parte, Andrew Dahl nota delle stranezze ed inizia a sospettare che ci sia qualcosa di più. Per prima cosa il tenente Kerensky, uno degli ufficiali di plancia, in pochi anni ha continuamente rischiato di morire per ferite o malattie aliene dagli effetti mortali ma si è sempre salvato per il rotto della cuffia per poi tornare al servizio attivo dopo pochi giorni e senza neanche un po' di stress post traumatico. Inoltre strumenti che fino a pochi minuti prima funzionavano alla perfezione nel momento di maggior bisogno si guastano, in alcune occasioni non utilizzano telefoni e tablet per comunicare e tracciarsi a bordo come da protocollo e nelle situazioni più critiche delle “voci” suggeriscono loro comportamenti contraddittori ed a volte incomprensibili in un atmosfera che si rifà agli episodi delle serie di fantascienza in cui il concetto di realtà viene messo in discussione.
Ed è proprio su quanto sia reale la sua vita e quella dei suoi compagni che inizierà a farsi domande, infatti ognuno di loro sembrano ricoprire un ruolo a bordo e nella vita di tutti i giorni,
Dahl è un linguista con un passato di seminarista su un pianeta in cui infuria una guerra civile in cui l'Unione Universale è chiamata ad intervenire, la Duvall ha un passato militare ed è il classico “interesse amoroso”, Finn è il tipo cerca guai ed Hester sembra rappresentare un'anomalia non avendo apparentemente nessun ruolo evidente. Dahl convincerà i nostri, ed un po' scalcinati, eroi ad approfondire la strana atmosfera a bordo della nave per risolvere il mistero dell'alta mortalità dell'equipaggio intraprendendo letteralmente un viaggio che trascende spazio e tempo.
La comicità grottesca è presente in tutto il libro, sia dai tentativi di evitare la morte dei marinai fino a situazioni surreali e metatestuali con uno svolgimento imprevedibile il tutto basato sull'idea di come quei personaggi usa e getta, per quanto immaginari non fossero meno reali con famiglie, aspirazioni ed amori.
Questo gioiellino ha valso a Scalzi i premi Hugo e Locus nel 2013 come miglior romanzo di fantascienza.

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