mercoledì 4 novembre 2020

Saltatempo

 


Mentre si attardava mangiando del pane duro e dell'uva sgraffignata il bambino che era sempre stato chiamato Lupetto incontra un vagabondo cencioso con un cane parlante che si rivela essere un dio, dopo una presentazione che unisce sacro e profano (soprattutto profano) dona al ragazzo l'orobilogio, un orologio interno che scandisce il tempo in modo diverso mostrandogli tempi e luoghi futuri, passati e anche immaginari che si attiva con le cadenze ritmiche più disparate. Da questo momento in poi diventa Saltatempo, ribattezzato così per via dei suoi continui ritardi a scuola, e con questo nome sarebbe stato chiamato per il resto della sua vita. Ed è lui a raccontarci in prima persona la storia iniziando dalle elementari, iniziano con il linguaggio di bambino poco istruito di paese di montagna della Romagna negli anni '50 che maturerà via via che cresce, con uno stile quasi comico ma estremamente realistico che si rivelerà ben presto cupo nei contenuti. Il paese, popolato da ex partigiani, inizia a cambiare e crescere prima con la costruzione dell'autostrada e poi con l'inaugurazione di una fabbrica di cemento grazie al sindaco Fefelli ma non tutti i cambiamenti saranno positivi ed alcuni, alla lunga, si riveleranno disastrosi. L'autostrada portò innovazione e ricchezza ma il divario fra ricchi e poveri si fece sempre più grande, il disboscamento privo di controllo e l'urbanizzazione abusiva permesse da Fefelli porta a frane e la fabbrica di cemento, di cui è socio occulto, sfrutta i lavoratori usando anche picchiatori per mettere a tacere le voci fastidiose, come quelle di chi richiedeva sicurezza o o maggiori diritti.
Crescendo Saltatempo si allontanerà dal paese per continuare gli studi ma gli resterà comunque estremamente legato, figure molto importanti nella sua vita sono il padre, falegname zoppo dalla spiccata ideologia di sinistra che per la sua etica non solo perderà lavori importanti ma verrà anche preso di mira dai picchiatori della fabbrica, e lo zio Nevio, fratello del padre che li aiuterà spesso anche economicamente quando il lavoro dell'uomo inizierà a calare e facendo da confidente per il ragazzo. Non mancano gli amici fra cui spiccano Osso e Gancio, compagni principali di giochi durante l'infanzia che crescendo prenderanno strade diverse, Osso seguirà il padre nella carriera di usuraio e Gancio, dopo essere rimasto solo abbandonato dagli unici parenti, prenderà una strada con pessime compagnie nonostante i tentativi di Nevio di accoglierlo in casa sua e dargli la stabilità che meritava. E non mancano le ragazze fra cui la più importante è il suo primo amore Selene, che gli spezzerà il cuore a più riprese nel corso degli anni.
Con la scuola superiore inizierà a frequentare ambienti di contestazione studentesca, descritti con un'ironia ed innegabile realismo, e fra occupazioni, manifestazioni, avventure amorose e riunioni del movimento il protagonista vive parallelamente delle esperienze oniriche grazie all'orobilogio, non solo vedendo scrosci del futuro ma anche personaggi del passato con cui dialoga ed incontrando soprattutto la madre, morta quando era piccolo e di cui ha solo pochi ricordi. Ad accentuare questo aspetto così particolare che quasi sfocia nel soprannaturale incrocerà delle entità, divinità benigne e non legate alla sua terra fra le montagne oltre al dio incontrato all'inizio, alcune si manifesteranno nel villaggio, come l'oscurità che spesso viene citata come preambolo ad una disgrazia, ma ne appariranno altre nel corso del libro chi più palese chi più defilata.
Attraverso gli occhi del protagonista Stefano Benni ci mostra uno spaccato dell'Italia dal dopoguerra fino al '68, con un'evidente aspetto biografico, criticando in modo molto diretto la società italiana, il classismo, i governi e la politica in generale mostrando come nonostante tutti gli sforzi il fascismo non sia mai stato veramente abolito affondando le radici in alcune frange estremiste legate alla criminalità organizzata con cui stringevano accordi.
Nemmeno la sedicente “sinistra” ne esce bene, critica i rappresentati in modo feroce mostrandoli inutili, per scelta o incapacità, e lontani dalle persone che si affidano loro per essere rappresentati. Benni non risparmia critiche negative a nessuno.

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