Stefano Benni
non ha certo bisogno di presentazioni, giornalista, drammaturgo,
regista e scrittore è senza dubbio uno dei più importanti autori
contemporanei. Esordì scrivendo sulla rivista “Il Mago” della
Arnoldo Mondadori Editore iniziando a pubblicare delle storie comiche
dedicate al bar poi divenute il suo primo libro una volta raccolte in
questa antologia, pubblicato per la prima volta nel 1976 da Arnoldo
Mondadori Editore oggi “Bar Sport” fa parte del catalogo di
Feltrinelli.
In questo
classico della narrativa comica tramite capitoli autoconclusivi viene
descritto con grande comicità il bar, luogo tipico dell'incontro
sociale dove confluiscono vari tipi di personaggi e situazioni.
L'autore prende gli stereotipi di tutto quello che compone il
microcosmo che gravita intorno e gli estremizza con una comicità un
po' grottesca, esagerata e surreale.
Il libro si apre
con una piccola panoramica sulla storia del bar partendo dagli albori
della razza umana, delle difficoltà dell'uomo primitivo costretto ad
affrontare la dura giornata senza il caffè ed accontentarsi di
guardare le pitture rupestri al posto di partite o programmi tv,
arrivando all'impero romano e la Grecia antica rivelandoci il passato
di cameriere in un'osteria di Giulio Cesare e come Pitagora creò la
sua famosa tavola per non essere imbrogliato sui conti della birra.
Dopo questa
breve introduzione ogni capitolo è un divertente episodio ispirato a
clienti, dipendenti, eventi ed oggetti senza trascurare nulla. E
parte con quella che è diventata una delle figure più iconiche del
libro al punto di meritarsi, giustamente, l'onore della copertina
dell'edizione Feltrinelli (che ho usato in apertura dell'articolo),
nota come Luisona è la pasta decorativa presente in vetrina da anni
ed utilizzata dai clienti più esperti per le previsioni del tempo a
seconda del colore che assume la glassa, decorata con granella in
duralluminio.
Fra i personaggi
spiccano il classico “tecnico”, che ha come missione dire la sua
su ogni argomento, sia politica che sport, attendendo pazientemente
come un predatore il momento d'intervenire in una conversazione fra
altri clienti senza essere interpellato; il bambino che vuole il
gelato arrivando ad infilarsi quasi completamente nel freezer alla
ricerca di marche e gusti sconosciuti al barista, e dobbiamo
ammettere che almeno una volta nella vita tutti noi siamo stati quel
bambino; il sempre presente nonno da bar, in giacca e cravatta e
toscano che lancia poderosi sputi in giro per il locale facendo
scappare i clienti e piangere il barista.
Purtroppo alcune
cose sono fuori tempo per essere comprese appieno, ad esempio la
parte dedicata al vecchio telefono a gettoni, ormai così lontano da
essere un ricordo sbiadito anche per noi che premevamo quel pulsante
rosso nella speranza di ottenere il gettone dimenticato, o il
fattorino che in bici consegnava il vassoio con le ordinazioni in
qualche ufficio oppure l'effetto del flipper sui clienti ed i
giocatori abituali che vi scrivevano il punteggio con il pennarello,
spesso ingigantendolo inventando record e testimoni.
Molti capitoli
vanno quindi contestualizzati al tempo in cui è ambientato il libro
ma altrettanti sono sempre attuali come il biliardo con i suoi gradi
di usura e tutti i tipi di giocatori e i vari esperti di calcio,
ciclismo, politica, pesca e filosofia e delle loro grottesche e
talvolta deliranti chiacchiere.
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