Questa non è proprio una recensione
bensì un pezzo di storia nerd in Italia.
Oggi per avere delle informazioni su
una serie animata o un film basta andare su Google, digitare il
titolo ed in un semplice click ecco che si ottengono tutte le
informazioni su numero di episodi, anno di produzione, trama e staff.
Ma per noi nati nell'era analogica non era così semplice, già era
difficile seguire tutte le programmazioni figuriamoci sapere quanti
episodi dovevano essere composte le serie o chi ci aveva lavorato. Se
eravamo fortunati i loro nomi apparivano di sfuggita, a volte pure
sbagliati come nel caso di
Akira Matsumoto e Shun Miyazaki.
Questo fino al 1991 quando Granata
Press pubblicò questa completa guida ad opera di giovani
appassionati che raccoglieva tutta l'animazione nipponica fin dal
primissimo film"Hakujaden" della fine degli anni '50,
diviso per anni metteva in ordine per data di uscita i vari titoli
classificandoli come film, serie, special od OAV indicando casa
produttrice, durata e, in caso di serie, quantità di episodi con
inizio e termine della messa in onda.
In molti casi le informazioni erano
solo quelle essenziali (produzione, data e durata), in altrettanti
riportavano la sinossi della trama con accenni agli autori e non
mancano quelli con contenuti più corposi con qualche commento. Ogni
capitolo era dedicato ad un anno e si apriva con una breve
introduzione che ne illustrava gli eventi più importanti, come la
messa in onda di “Atom” e “Jungle Taitei” che erano le
primissime serie animate nipponiche, una realizzata in B/N e l'altra
a colori, o l'arrivo al cinema di film come “Cagliostro no shiroo”.
Il lavoro degli autori fu davvero
notevole, oggi da buon scettico non credo abbiano visionato tutti
quei titoli ma la raccolta d'informazioni è minuziosa ed il più
esauriente possibile, specie se si considera la reperibilità del
materiale di allora.
Accolto con un iniziale menefreghismo,
al punto che la Granata Press lo regalava a chi si abbonava per un
anno a Mangazine, divenne poi ambitissimo fra noi appassionati e
quasi oggetto di culto visto che divenne praticamente introvabile,
c'erano voci di una ristampa ma poi la Granata fallì lasciando tutti
a bocca asciutta. Cioè, tutti quelli che non lo avevano acquistato a
suo tempo.
"Anime" raggiunge
parzialmente il 1988 ed è l'unico volume del suo genere, qualche
editore ha cercato di replicarne il progetto quando l'animazione
divenne più conosciuta ma con scarsi risultati, d'altronde si
limitavano ad attingere i dati, specie delle serie inedite, proprio
da “Anime” e quando non ne copiavano pari pari i testi, nel
tentativo di essere freschi ed originali, sparavano certe cafonate
che ti facevano rimettere il volume al suo posto con la sensazione di
lavarti le mani.
Perché scegliere le copie fatte
peggio?
Per quanto un lavoro di tutto rispetto
ci sono dei piccoli errori, il più famoso è che il riassunto delle
ultime due puntate di "Maison Ikkoku", al tempo ancora
parzialmente inedita da noi, per una svista sfuggita alla revisione
prima di andare in stampa viene usato al posto di quello del film
"Last movie", che tratta una storia completamente diversa.
Ciò che lo ha reso famoso è che quella svista fu usata da chiunque
parlasse del film in articoli e riassunti dimostrando, clamorosamente
e squallidamente, di copiare senza aver visto ne serie ne film.
Gli autori di "Anime" erano
Andrea Baricordi, Massimiliano De Giovanni, Andrea Pietroni, Barbara
Rossi, Sabrina Tunesi.
Avrete senz'altro riconosciuto i
quattro, divenuti noti con il nome di Kappa Boys, oggi Kappa Lab.
Questi ragazzi furono importantissimi per la diffusione del manga nel
nostro paese, appena maggiorenni fondarono la fanzine "Mangazine"
arrivando, da qui, a collaborare prima con la Granata Press e poi con
la Star Comics con la rivista “Kappa Magazine” dove avrebbero
presentato nuovi e moderni autori come Juzo Takada e Masamune Shirow.
Un volume leggendario, letto e riletto allo sfinimento, che custodisco sempre con gelosia come una preziosa reliquia di un tempo che fu.
RispondiEliminaAl livello culturale non penso che ci sia niente di simile.
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