mercoledì 22 gennaio 2020

Kekko Kamen


Guardando fumetti o animazione giapponese sembra che la scuola in quel paese sia un posto idilliaco, con club extrascolastici e la maggioranza dei professori competenti ed interessati al bene degli studenti. Ovviamente sappiamo tutti benissimo che in realtà non è così, il sistema scolastico è strutturato a caste chiuse al punto che frequentare una data scuola elementare può determinare l'ingresso o la preclusione ad un'università di prestigio ed uno studente ha il dovere di studiare ed ottenere buoni risultati. Questo rigore non può non ispirare gli autori più smaliziati a satirizzare un'istituzione così seria, estremizzandone e distorcendone gli aspetti fino al grottesco e al ridicolo esattamente come fa Go Nagai in questo fumetto del 1974 diventato, incredibilmente, uno dei suoi lavori più conosciuti in patria. Da noi è stato pubblicato due volte, una prima edizione nel 2007 della D-Visual, in tre volumetti, e nel 2017 dalla J-Pop, sempre in tre volumetti, che ormai da anni si occupa della pubblicazione di tutti o quasi i fumetti di Nagai.
Mayumi torturata dai professori
Kekko Kamen in tutto il suo fulgido splendore
L'Istituto Sparta è una prestigiosa scuola privata cui solo gli studenti più meritevoli del Giappone vengono ammessi, agli alunni non è concessa nessuna distrazione e nessun contatto con l'esterno fino al diploma. Arroccata sulle montagne agli studenti non è concesso nemmeno tornare o anche solo chiamare casa. Essendo la crema della crema che formerà la futura classe dirigente del paese i ragazzi devono obbedire ad un ferrea disciplina: studiare sette giorni su sette, ottenere almeno un 90/100 negli esami settimanali, rispettare il corpo docente. Se sgarrano, o anche osano rispondere ai professori, vengono puniti dagli insegnati ed è proprio in questi casi che si svela la realtà dietro la facciata di rispettabilità. Le “punizioni” sono delle vere e proprie torture fisiche e psicologiche inflitte da docenti che non esitano ad abusare del loro ruolo per il puro divertimento di umiliare e sfogare i propri bassi istinti, soprattutto con le studentesse, creando un clima di terrore nell'istituto. Una notte, durante le sevizie alla povera e sensibile Mayumi Takahashi, accompagnata dalla sua canzone personale una misteriosa paladina la salva dalla grinfie dei crudeli professori e scompare misteriosamente come è apparsa. É Kekko Kamen che nasconde il viso ma non il corpo per affrancare gli studenti dai soprusi, dimenticando vergogna e pudore per amore della giustizia!
Sì, suona ridicolo, ma è così.
Unghia del Piede di Satana
Per non perdere l'autorità sugli studenti e scoprire chi si cela dietro la maschera dell'irriverente paladina il preside Unghia del Piede di Satana in ogni capitolo sguinzaglia i suoi sgherri contro una sospetta, che può essere sia una studentessa come nel caso di Chigusa Yuka o perfino un'insegnate come Keiko Natsuwata (ed addirittura lo studente Koichi Date!) e l'attirano in trappola prendendo in ostaggio la sopracitata Mayumi. Ovviamente il nemico di turno, un professore o un mercenario o anche uno studente, vede i suoi piani e le sue teorie frantumarsi dall'intervento dell'eroina che puntualmente, sempre accompagnata dalla sua canzone, salva la situazione e le ostaggi nella più classica e collaudata impostazione di una puntata televisiva.
Koichi Date
Con il suo tratto graffiante e caricaturale Nagai riempie il fumetto di svariate gag sessuali, come potete facilmente immaginare. Dalle ostentate nudità femminili che allupano ogni maschio, represso al punto di eccitarsi per un semplice seno al principale attacco con il quale l'eroina stende i suoi nemici, un attacco che sfrutta al massimo le sue nudità. Come ho detto in apertura il fumetto è stato editato per la prima volta in Giappone nel 1974, anni in cui erano ancora evidenti i segni dei moti studenteschi e Go Nagai dissacra la scuola nipponica, come con il suo precedente “Harenshi Gakuen” (Scuola senza pudore), con un corpo docente arrogante e borioso con chiunque ritengano loro inferiore ma, contemporaneamente, servizievole ed umile con i superiori, composto da insegnati frivoli, frustrati e libidinosi che invece di
Il letale attacco finale di Kekko Kamen 
formare gli alunni ne riversano sopra le frustrazioni. Critica il sistema educativo nipponico che spinge gli studenti a vivere in funzione dello studio sottoponendo i ragazzi ad un grandissimo stress, stress che sovente alcuni non sono in grado di reggere ed arrivano al suicidio. Non fraintendetemi: è e resta un fumetto comico demenziale! Bisogna però tenere presente queste premesse prima di giudicarlo, comprendendo il senso dell'ambientazione e la satira di una cultura che negli anni non è mai andata migliorando, semmai il contrario. Ed a proposito di giudicare sento già persone che criticano lo stile di Nagai, soprattutto chi non è interessato a questa tipologia di fumetti, ma è l'ideale per le storie che racconta: incisivo, graffiante e senza compromessi. Riconosco che è effettivamente semplice, ma fra “semplice” e “povero”, oppure “anonimo”, c'è una grande differenza e basta osservare vari fumetti nipponici di oggi per rendersene conto!
Un'alleata di Kekko Kamen ispirata
ad una celebre eroina di Tezuka
Non pago di dissacrare un'istituzione come la scuola Nagai prende di mira celebri personaggi di telefilm e fumetti degli anni 50-60, in alcuni casi conosciuti solo in parte ed in altri del tutto estranei al pubblico italiano, con citazioni/parodie gli inserisce come nemici della nostra eroina. I nomi sono giochi di parole che parodiano
Un volto familiare
l'originale richiamandoli tramite assonanze o riferimenti caratteristici, in fase di traduzione e adattamento sono stati inevitabilmente stravolti per poterli rendere nella nostra lingua ma in fondo ad ogni volumetto ci sono delle utilissime note che fungono da “chi è chi” con tanto di spiegazioni dei giochi di parole. Kekko Kamen stessa richiama il protagonista del telefilm degli anni '50 “Gekko Kamen”, uno dei più celebri eroi della televisione giapponese. Da noi arrivò la versione animata ed il nome significa “Maschera del riflesso lunare” ma basta sostituire una “g” con una “k” per ottenere “kekko”, parola che rappresenta l'eccitazione sessuale, ed il preside è una parodia di Unghia di Satana, nemico del valoroso eroe.

Come potete immaginare gli adattamenti delle due edizioni sono differenti, per farvi un esempio i guerrieri cyborg della serie “Cyborg 009” del Maestro Ishinomori diventano con un gioco di parole intraducibile il “reparto sartoria 009”, la D-Visual lo adattò come “le sarte 009” e la J-Pop con un tocco di fantasia in più “sart-borg 009”. La J-Pop non utilizza mai il nomignolo italiano di “libidinosa mascherata” come faceva la D-Visual e quando l'eroina appare l'esclamazione da “libidine!” diventa “che corpo!”, giustamente hanno differenziato il linguaggio altrimenti sarebbe sembrato che si fossero limitati a sfruttare il lavoro di altri professionisti.
Kekko Kamen ha avuto un tale successo che Nagai l'ha sfruttata nei suoi fumetti in altre occasioni, in “Cutey Honey '90” (da noi inedita al momento) un'attrice che la impersona in un film viene assalita da Phanter Claw e in “Violence Jack” due ragazze impersonano l'eroina mascherata e il terribile preside in uno spettacolino sexy in uno dei locali del Kanto. È inoltre protagonista di ben nove film dal vivo, tre dei quali con protagonista la bella Maria Ozawa, fra il 1991 ed il 2007.

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