mercoledì 13 marzo 2024

Superman Red Son

 


Anni '50, in piena Guerra Fredda gli Stati Uniti sono scossi dalla notizia delle incredibili imprese di un uomo avvistato in Unione Sovietica capace di volare e dotato di una forza prodigiosa, man mano che scoprono maggiori informazioni nei cittadini cresce la consapevolezza che ormai ogni loro arma e risorsa è ormai obsoleta. Il presidente degli Stati Uniti affida il compito di trovare un'arma in grado di contrastare questo Superman sovietico al più grande scienziato del paese Lex Luthor che fin da subito lo trasforma in una questione personale mettendo la distruzione di Superman davanti a tutto, compreso il suo matrimonio con la giornalista Lois Lane.


Questo Elseworld del 2003 in tre parti è ritenuto uno dei migliori, l'anno successivo ebbe la nomination come miglior serie limitata all'Eisner Award, lo scrittore Mark Millar fonde fatti e personaggi storici, come appunto la Guerra Fredda e Stalin, ed elementi supereroistici in cui la presenza di Superman spezza il precario equilibrio fra le superpotenze spingendo i vari paesi del mondo a cercare alleanze ed accordi con il Cremlino a discapito degli Stati Uniti che vedono la propria influenza crollare assieme alla sua economia.

La cosa riuscita della storia è che i personaggi restano fedeli alle loro nature, non abbiamo un Superman comunista cattivo ed un Lex Luthor capitalista buono, Superman ha sinceramente a cuore l'incolumità delle persone di tutto il mondo e Luthor è il classico arrogante e borioso megalomane che vede nell'Uomo d'Acciaio un rivale al suo ego smisurato.

In “Red Son” abbiamo probabilmente una delle versioni più divine di Superman in quanto sembra veramente onnipotente e niente possa fermarlo, forza, intelligenza e resistenza appaiono infinite e lo si associa veramente ad una divinità.

Ovviamente non mancano altri personaggi, Jimmy Olsen è un agente della CIA e diretto collaboratore di Luthor e ci sono anche Lana Lang e Pete Ross modificati per integrarsi nell'ambientazione. In qualità di rappresentate di temisciria, alleata dell'Unione Sovietica, Wonder Woman diventa una collaboratrice stretta dell'Uomo d'Acciaio che, anche in questo caso, rappresenta l'ordine e l'autorità con la missione autoimposta di rendere il mondo un posto migliore per l'umanità intera senza usare la forza ma comunque metodi estremi solo in apparenza meno violenti ma altrettanto discutibili. Ed ovviamente c'è Batman, che rappresenta la lotta al potere ed è il simbolo dei dissidenti.

In chiusura dalla recensione una piccola considerazione, che non va minimamente ad incidere sulla qualità dell'opera, al tempo della realizzazione della miniserie Mark Millar era uno stretto collaboratore di Grant Morrison e la sua influenza è molto evidente, si nota soprattutto nel finale ma anche nella visione divina di Superman che lo scrittore di Glasgow darà in “All Star Superman” che uscirà l'anno successivo.

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