“L'ultima caccia di Kraven” è a pieno titolo una delle storie più belle dell'Arrampicamuri, realizzata dal duo di veterani J.M. De Matteis e Mike Zeck fu pubblicata in sei parti nel 1987 sulle, al tempo, tre testate dedicate all'eroe.
Kraven |
Per recuperare la sua versione
grottesca e distorta di onore vuole dimostrare a se stesso e a
quell'entità che chiama il Ragno che non solo è in grado di
sconfiggerlo ma anche di essere migliore di lui, il risultato è
questa storia drammatica, intensa e toccante sotto ogni punto di
vista che ha per protagonisti non solo l'Uomo Ragno e Kraven ma anche
Mary Jane, con un ruolo marginale ma molto importante per Peter, e
Vermin, personaggio minore creato dagli autori qualche anno prima
sulle pagine di Capitan America.
La follia è il punto focale della
storia, sicuramente quella di Kraven ma anche di Vermin, ibrido uomo
ratto in seguito ad un'avventura precedente in cui si scontra con
l'Uomo Ragno e Cap sviluppa verso il Tessiragnatele un terrore
primitivo ed istintivo che lo porta ad essere coinvolto nel gioco
perverso di Kraven. Per certi versi ricorda Gollum, spaventato dalla
luce, reale o artificiale, e costantemente
terrorizzato da tutto ciò
che lo circonda si sente al sicuro solo nell'oscurità, si prova per
lui e la sua vita miserabile sincera pietà nonostante commetta
efferati crimini. Anche Peter è spinto al limite, messo di fronte
alle sue paure e mortalità rischia di spezzarsi.
Vermin |
Lo storytelling è immersivo e
visionario, la narrazione avviene tramite didascalie in cui i
pensieri intimi ed istintivi si sovrappongono, in riquadri diversi, a
quelli più razionali in un ritmo serratissimo ed estremamente
personale.
Onestamente Zeck non mi è mai piaciuto
molto come disegnatore, nonostante abbia nel suo curriculum storie
molto importi come “Circolo di sangue” del Punitore o il primo
“Guerre Segrete” ho sempre trovato il suo stile molto... triste?
Non so se è il termine giusto per rendere l'idea ma a me ha sempre
passato questa sensazione quando lo leggevo su Capitan America, i
suoi personaggi quando sorridevano non mi sembravano naturali. Forse
è questo che lo rendeva perfetto per storie più cupe come quelle
del Punitore o questa “Ultima caccia” in cui rende al meglio la
follia del cacciatore nelle sue espressioni allucinate. Sinceramente,
nonostante le mie riserve, non potrei pensare ad un disegnatore
migliore per questa storia in cui un'anima complessa e tormentata
come quella di Kraven viene messa a nudo.
Ai tempi in cui la storia fu pubblicata
Peter e MJ si erano sposati da poco e leggendola oggi forse va un po'
contestualizzata visto che alcuni eventi più recenti potrebbero
averne limitato la potenza emotiva ma rimane estremamente intensa
colpendo il lettore che assiste non solo alla follia di Karven ma
anche a un'evoluzione di Peter, Todd McFarlane collegò il primo arco
narrativo della neonata testata “Spider-Man” proprio a questa
saga e guardando alcuni elementi sembra proprio che De Matteis abbia
anticipato per certi versi il concetto del totem che J. Michael
Straczynski avrebbe ideato nella sua gestione quasi vent'anni dopo.
Ve lo consiglio anche se siete nuovi
lettori o semplici appassionati del Tessiragnatele, magari
avvicinativi dopo i film MCU o quelli animati della Sony. È
un'interessantissima finestra su un tipo di fumetto diverso da quello
odierno, frutto di quella che oggi viene chiamata la Dark Age dei
comics in cui gli autori iniziavano ad esplorare nuovi modi di
narrare le storie dei supereroi affrontando temi allora del tutto
inediti.
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