Romanzo di esordio di Donato Carrisi pubblicato nel 2009 da Longanesi, un thriller in cui racconta aspetti della crudeltà umana con una crudezza schietta ed esplicita che, a seconda delle sensibilità di chi legge, potrebbe risultare quasi sgradevole.
In un piccolo cimitero improvvisato vengono rinvenute le braccia sinistre appartenenti alle cinque bambine, di età comprese dai sette ai tredici anni, rapite nelle settimane precedenti in luoghi e contesti completamente diversi fra loro, il criminologo Goran Gavila della Squadra Speciale, che indaga sul caso, comprende che sono stati volutamente condotti in quel luogo ed il ritrovamento di un sesto braccio appartenente ad una vittima sconosciuta indica che l'assassino ha lanciato loro una sfida. La detective della sezione persone scomparse Mila Vasquez, la protagonista principale, viene inviata come consulente per identificare la “numero sei” la cui scomparsa non era mai stata denunciata e magari, tramite lei, scoprire indizi sull'identità del killer che la squadra nomina come “Albert”.
Dal carattere chiuso e solitario Mila si sente un'estranea nella squadra, non solo per l'affiatamento fra loro ma soprattutto dal punto di vista dell'esperienza nella caccia ai serial killer.
Composta da tre agenti, ognuno esperto nel proprio campo, vedono in Gavila il vero leader nonostante sia un civile, dare un nome agli assassini è uno dei suoi metodi per rendergli “umani” ai loro occhi, e quindi reali, piuttosto che considerarli figure astratte etichettandoli come “mostri”.
Durante la sfida di “Albert” tutta la squadra, Mila in testa, dovrà fare i conti con l'oscurità presente in ogni persona , anche il lettore viene coinvolto in quel gioco macabro avvertendo quell'oscurità pronta a scattare e prendere il sopravvento. Per tutto il romanzo Carrisi mantiene uno stile ricco di tensione e suspense in cui i colpi di scena si susseguono di capitolo in capitolo in modo da mantenere viva l'attenzione del lettore, senza trascurare dettagli come i rapporti fra i membri della squadra o alcuni cliché classici dei thriller.
Tuttavia ammetto che ci sono stati un paio di scelte dell'autore che non mi sono piaciute, per il mio gusto personale le ho trovate troppo estranee all'atmosfera e l'ambientazione del romanzo.
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