È il 1861, sono passati sette anni da
quando le navi da guerra americane obbligarono il Giappone ad aprire
i confini che negli ultimi due secoli e mezzo erano rimasti chiusi
per volere del clan Tokugawa una volta saliti al potere divenendo la
dinastia in cui veniva tramandato il titolo di Shogun.
Nel romanzo si respira l'aria pesante del tempo, nobili e samurai non vedono di buon occhio i “barbari” che rischiano di contaminare la loro cultura basata sull'ordine con usanze millenarie fatte di etichette e cerimonie, inoltre gli stranieri più progrediti e meglio armati sono visti come l'avanguardia di un'invasione vera e propria e anche i sostenitori dei Tokugawa nutrono poca fiducia nel vacillante Shogun. Il conflitto appare imminente, che sia contro i “barbari” oppure una guerra civile i daimyo si stanno preparando ad una battaglia. L'ostilità verso gli stranieri non è condivisa dal nobile Genji del clan Okumichi e signore del feudo di Akaoka, salito da poco al ruolo di capo del clan in seguito alla morte del nonno. Giovane e bello la gente ha la convinzione che sia uno dei tanti signorotti effeminati buoni a nulla interessati solo a svaghi, in realtà ha una mente pronta ed arguta. Nonostante Akaoka sia un piccolo feudo il clan Okumichi è molto stimato e tenuto in grande considerazione rispetto ad altri signori di feudi più grandi, i samurai sono rinomati per essere forti e valorosi e lo zio di Genji Shigeru, avendo quasi eguagliato Musashi Myamoto per numero di duelli vinti, è considerato il più forte guerriero dei tempi moderni. Il motivo principale, però, è la credenza che per ogni generazione un membro del clan abbia il potere di vedere il futuro, per molti è solo una diceria o una superstizione ma in realtà Genji è veramente il depositario del dono della sua generazione così come il nonno e lo zio delle proprie, ognuno di loro con intensità e chiarezza differenti. Il giovane daimyo segue le volontà del nonno che lo ha educato e preparato per gestire il periodo di crisi che il clan e l'intero Giappone dovranno affrontare, continuando l'apertura all'occidente attendendo, all'inizio del libro, l'arrivo della nave che porta la seconda spedizione di missionari cristiani, religione proibita fino a pochi anni prima dai Tokugawa, invitati dall'America.
Nel romanzo si respira l'aria pesante del tempo, nobili e samurai non vedono di buon occhio i “barbari” che rischiano di contaminare la loro cultura basata sull'ordine con usanze millenarie fatte di etichette e cerimonie, inoltre gli stranieri più progrediti e meglio armati sono visti come l'avanguardia di un'invasione vera e propria e anche i sostenitori dei Tokugawa nutrono poca fiducia nel vacillante Shogun. Il conflitto appare imminente, che sia contro i “barbari” oppure una guerra civile i daimyo si stanno preparando ad una battaglia. L'ostilità verso gli stranieri non è condivisa dal nobile Genji del clan Okumichi e signore del feudo di Akaoka, salito da poco al ruolo di capo del clan in seguito alla morte del nonno. Giovane e bello la gente ha la convinzione che sia uno dei tanti signorotti effeminati buoni a nulla interessati solo a svaghi, in realtà ha una mente pronta ed arguta. Nonostante Akaoka sia un piccolo feudo il clan Okumichi è molto stimato e tenuto in grande considerazione rispetto ad altri signori di feudi più grandi, i samurai sono rinomati per essere forti e valorosi e lo zio di Genji Shigeru, avendo quasi eguagliato Musashi Myamoto per numero di duelli vinti, è considerato il più forte guerriero dei tempi moderni. Il motivo principale, però, è la credenza che per ogni generazione un membro del clan abbia il potere di vedere il futuro, per molti è solo una diceria o una superstizione ma in realtà Genji è veramente il depositario del dono della sua generazione così come il nonno e lo zio delle proprie, ognuno di loro con intensità e chiarezza differenti. Il giovane daimyo segue le volontà del nonno che lo ha educato e preparato per gestire il periodo di crisi che il clan e l'intero Giappone dovranno affrontare, continuando l'apertura all'occidente attendendo, all'inizio del libro, l'arrivo della nave che porta la seconda spedizione di missionari cristiani, religione proibita fino a pochi anni prima dai Tokugawa, invitati dall'America.
Oltre all'appoggio incondizionato di
Shigeru Genji può contare sulla collaborazione e la fiducia dei suoi
sottoposti come Hidé, che aiuterà a saldare i debiti di gioco
riportandolo sulla retta via trovandogli una buona moglie e
trasformandolo, con la sua fiducia, in un samurai degno di questo
nome, oppure alleati come Heiko, la geisha più bella ed ambita di
tutta Edo divenuta sua amante e principale confidente e saranno
importantissimi alleati anche due dei missionari suoi ospiti giunti
in Giappone mossi da motivazioni più personali della fede, Emily
Gibson è una giovane donna che spera di poter trovare in quel paese
una pace che a casa non riusciva avere e Mathew Stark è un
pistolero all'inseguimento di un uomo per vendicarsi.
Antagonista principale di Genji è
Kawakami, capo della polizia dello Shogun si può definire l'esempio
del giapponese che non vuole accettare che i tempi siano cambiati,
guarda con disprezzo tutto ciò che è in qualche modo legato agli
stranieri compresa la “libertà di religione” dell'individuo che
predicano i missionari. Inoltre nutre un rancore personale verso il
clan Okumichi, rancore che affonda le radici in una battaglia
combattuta contro i Tokugawa duecentocinquanta anni prima.
Autore è il giapponese americano di
prima generazione Takashi Matsuoka, questo è il suo primo romanzo e
ci mostra quanto sia legato alla propria identità nipponica con
descrizioni minuziose di usanze, abbigliamento e classi sociali
mostrandoci come fosse importante per la società del tempo l'ordine
e la gerarchia al punto che il semplice capriccio di un nobile può
decretare la morte di un paesano se questo non s'inchina
tempestivamente al suo passaggio.
Scritto con uno stile leggero il
romanzo scorre via con velocità, belle le descrizioni del Giappone
feudale che si affacciava ad entrare nell'era moderna scoprendo di
quanto in realtà fossero piccoli creando uno scontro generazionale
fra chi l'accettava e chi no, ed ogni capitolo è composto da
paragrafi dedicati a personaggi sempre diversi.
Tramite Genji vediamo una marcata
critica all'isolazionismo del Giappone che l'ha lasciato
tecnologicamente indietro rispetto al mondo, chiuso anche
culturalmente ed incatenato a lunghe cerimonie, continue formalità
ed a spargimenti di sangue scatenati per una parola detta con il
tono sbagliato. Con quelli dei missionari ci approcciamo alle usanze
della società nipponica tutta impronta sull'ordine, la leggerezza e
gli spazi aperti. Appena sbarcati ed incontreranno il loro ospite al
porto agli occhi degli orientali Emily appare brutta con delle
dimensioni grottesche che la fa apparire sgraziata nei movimenti, dal
canto loro scambieranno per schiavi i portatori dei risciò. Quando
Emily arriverà nel feudo di Akaoka e vedrà Nube di Passeri, il
castello degli Okumichi, da
appassionata di Ivanhoe resta interdetta, per lei il castello era una
costruzione imponente di solida roccia con torri, ponte levatoio e
fossato e non un palazzo con solo la base in pietre ammassate senza
malta, pagode in legno e tegole di terracotta brunita da cui prende
il poetico nome.
Inoltre gioca con le sue due culture,
quella di sangue e quella di adozione facendo delle interessanti
similitudini, durante un viaggio i protagonisti incontreranno un
daimyo che con i suoi samurai sta mettendo in piedi un torneo di
iaido, la tecnica di estrarre velocemente la spada dal fodero e
colpire l'avversario, e per richiesta di Genji sarà Stark a
partecipare dimostrandosi molto abile grazie alla sua esperienza come
pistolero paragonando l'estrazione della spada a quello della
pistola. E vista la storia di Stark si potrebbe benissimo
considerarlo una specie di ronin.
“Nube di passeri” è stato
pubblicato nel 2002, nello stesso anno la Sperling & Kupfer lo
pubblicò in Italia, piccola curiosità sull'autore, lavorava in un
monastero buddista ad Honolulu prima di lasciarlo per intraprendere
la carriera di scrittore lavorando soprattutto per la televisione.
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