mercoledì 13 settembre 2023

Punisher - Bentornato, Frank

 


Verso la fine degli anni '90 la Marvel decise di uccidere il Punitore per rilanciarlo in una nuova versione di cacciatore di demoni per conto del Paradiso, sì l'idea non era delle migliori e come si può immaginare non ebbe gran successo. Nel 2000 il personaggio fu rilanciato da Garth Ennis e Steve Dillon in questa serie di dodici numeri, la quinta ad intitolarsi “Punisher”, liquidando la precedente versione con un piccolo monologo in un paio di vignette per poi fare finta, giustamente, che non sia mai esistita.

Il Punitore è tornato
Polizia e criminalità di New York sono in subbuglio per la notizia del secolo, il Punitore è tornato ed è più agguerrito che mai nella sua lotta al crimine scegliendo come bersaglio la famiglia mafiosa Gnucci, guidata dalla vendicativa matriarca Ma' Gnucci. I due autori, che già avevano realizzato “Preacher” per l'etichetta Vertigo della DC Comics, rilanciano il Punitore creando per lui una nuova ambientazione, armi e mezzi limitati realistici al posto di quelle hi-tech che spesso utilizzava negli anni passati, una vita in incognito senza creare nessun tipo di legame con il prossimo e pronto a cambiare nascondiglio non appena si sente compromesso. Senza nessuna connessione, o quasi, al Marvel Universe ufficiale, non viene mai citato nemmeno in modo velato Kingpin e gli X-Men vengono nominati solo come il film con l'eccezione di un'apparizione di Daredevil (Devil, per i vecchi lettori) in cui la concezione di giustizia dell'eroe si scontra con la versione spietata di Castle.

L'approccio di Ennis è semplice e molto simile a quello di “Preacher”, personaggi sopra le righe e violenza estrema spinta al punto di assumere un aspetto grottesco e quasi comico.

Il detective Soap è un ottimo esempio dei comprimari, sfigato in ogni aspetto della sua vita ed odiato

Il Russo

dai colleghi viene incaricato di arrestare il Punitore con zero risorse a disposizione causando il suicido di un collega per una semplice ed educata osservazione sul suo lavoro, oppure il Russo, mercenario dalla forza erculea che vede il proprio lavoro più come un divertimento e grandissimo fan dei supereroi americani.

Ma soprattutto Ennis spoglia il personaggio di quell'alone di giustiziere romantico, non c'è niente di moralmente giusto o anche solo accettabile in quello che fa Frank Castle anzi la morte di moglie e figli per lui è solo una scusa, una liberazione, che ha permesso al suo vero io uscire allo scoperto, segue un suo codice d'onore in cui gli innocenti non devono essere coinvolti ma a parte questo lo dipinge come un folle a cui piace uccidere e per farlo si è creato una guerra su misura.

Oggi il personaggio è nuovamente cambiato, non è più un reduce del Vietnam ma un veterano dell'Afghanistan, tornando, da un certo punto di vista, più simile alle origini ma questa serie è stata, e lo è ancora, un punto fondamentale del personaggio dandone la caratterizzazione più onesta e, se vogliamo, più realistica. Per questo la ritengo una lettura necessaria, se non indispensabile, anche per chi ha avuto modo di conoscerlo nelle sue incarnazioni più recenti o tramite la serie Netflix con Jon Bernthal. Oltre che dannatamente divertente da leggere.

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